Un breve corsivo in cui la Madonna veniva accostata, simbolicamente, a una pianta o a un animale, anche mitico: Si inizia il 1° maggio con “Maria e la Piramide”, poi il 3 (Maria e il basilisco), e poi via via (Maria e l’aquila, Maria e il cipresso, Maria e il cigno, Maria e l’arcobaleno). Poi, nella rubrica dell’11 maggio, leggiamo: “Si è fatto così piena di scempi la vita e i nostri fiori cadono tristi (…). Solo se tu verrai, con le tue ali materne, un po’ di sorriso tornerà nel nostro cuore sconsolato, o Madre nostra!”.

Lo stesso giorno, a Ghiaie, una bimba di 7 anni, “nodo di vipere, scrigno custodito da sette draghi, indemoniata e ninfetta”, sostiene di avere le visioni della Santa Famiglia. Il giornale della Curia su quei numeri di maggio ridotti all’osso per via delle ristrettezze di guerra, dedicherà ai fatti di Ghiaie che mano mano dirompevano anche fuori dai confini nazionali, pochissimo spazio. Il primo servizio (e l’unico di cronaca giornalistica, gli altri saranno solo comunicati ufficiali e direttive severe, a parte l’ormai noto reportage di Don Spada in visita alla bambina reclusa a Gandino), solo il 22 maggio. In prima pagina campeggia un comunicato della “Veneranda Curia su Ghiaie” seguito, all’interno, da un servizio di pura cronaca (inedito) raccolto sul campo: si parla già di decine di migliaia di pellegrini, della bimba che appare sincera, del fenomeno solare del 21, delle guarigioni. La macchina della Curia non si era ancora messa in moto sull’affaire Ghiaie ma gli effetti si noteranno, tra le righe, già sui prossimi numeri. Ma la notizia, si diffonde, anche sui controllatissimi mass media di regime dell’epoca che ovviamente senza censure curiali, possono permettersi di raccontare il caso eclatante non senza cadere nella propaganda politica. Come facevano i giornali legati al governo di Salò che iniziarono a vedere nell’affaire Ghiaie una macchinazione antibellica di Clero, Partigiani e alleati.
Tanto da spingere l’Eco di Bergamo (siamo già al 26) a scrivere una nota polemica verso il quotidiano fascista “Bergamo Repubblicana”. Ma il “pezzo forte” del numero del 26 è un comunicato ufficiale della Curia che fa divieto a sacerdoti e religiose di recarsi alle Ghiaie, “Tranne qualche documentata eccezione”. L’invito, stando alle fotografie coeve e al raro filmato del Villa, non fu però accolto… E, in più, oggi sappiamo chi c’era tra le vesti talari definite dal vescovo “eccezioni”. Intanto, in “Maggio di Maria”, continuano i parallelismi simbolici: Maria e la microfenice, Maria e il frassino, Maria e l’Ebano. E arriviamo al numero del 31 maggio. La rubrica (che pare avesse avuto successo tra i lettori tanto che il giornale promise di raccoglierla in un volumetto), leggiamo: “Maria puo’ far fiorire anche su uno stagno. Non c’è cuore in cui il tuo amore possa germinare”.
Lo stesso giorno in cui usciva nelle edicole questo numero, il vescovo Bernareggi tempestava di telefonate l’inquisitore Don Cortesi e la madre generalizia delle suore Orsoline perché la veggente – nodo di vipere pregasse la Madonna di non apparire più…
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